Two sisters, two travelers

lunedì, maggio 30, 2016

Festival season in Enschede

English Version Below -

La stagione dei festival, il mio periodo preferito. Anche la piccola Enschede si prepara per tutte queste feste e vacanze, e organizza eventi indimenticabili.

La stagione dei festival inizia con il Batavierenrace, una corsa studentesca che va da … e finisce ad Enschede, il sabato sera. Dopo la corsa tutti i partecipanti, insieme a un sacco di altri studenti da tutta Europa, si riuniscono per il Batavierenfeest, la festa studentesca più grande del Benelux che ha come sede il nostro bellissimo campus. L’anno scorso ho lavorato durante la giornata (volantinaggio per un campo estivo) quindi ho potuto vedere la corsa, e soprattutto alla linea del traguardo. Quest’anno però il tempo faceva schifo, faceva freddo e pioveva (tant’è che ha anche nevicato ad un certo punto), quindi ho deciso di andare solo per la festa. Io e Roy abbiamo quindi raggiunto Julia e Merve che erano già nel campus e abbiamo ballato e cantato tutta la notte. Devo ammettere che faceva un freddo micidiale, che ha un po’ influenzato negativamente la serata, però è stato decisamente divertente.

Solo un paio di giorni dopo il Bata arriva Kingsday (Koningsdag) & Kingsnight (Koningsnacht). La festa che colora la città di arancio. Martedì sera (27 aprile) era quindi Kingsnight e il quartetto perfetto (io, Roy, Merve e Julia) siamo andati in centro, dove 5 diversi palchi ci aspettavano, con musica di tutti i tipi, da musica pop, a musica rock, a musica olandese etc. Qui il tempo era molto meglio dell’anno scorso, dato che l’anno scorso pioveva mentre quest’anno era tantomeno asciutto. Però devo ammettere che la musica mi era piaciuta di più l’anno scorso. Comunque devo dire che Koningsdag è una delle mie feste preferite (un po’ come il 4 Luglio, sarò patriottica nei confronti di altri paesi).

Il 5 maggio è festa nazionale, festa della liberazione olandese, e nel campus c’è un altro festival. Questa volta è durante il giorno e va avanti fino a mezzanotte. Io, Roy, Merve e Julia ci siamo diretti nel campus verso le 3, dove ci aspettava un tempo meraviglioso, con un bel sole caldo! Abbiamo passato la metà del tempo sdraiati sul prato ad ascoltare la musica e prendere il sole. Verso le 7 ci siamo diretti alle tende, dove c’era musica diversa a seconda del palco. Tra una canzone e l’altra abbiamo mangiato qualcosa e siamo poi tornati a casa verso le 11.

Per ora i festival (almeno quelli gratis) finiscono qui. Vi terrò aggiornati se succede qualcosa di interessante ad Enschede :D

Festival season, my favorite time. Even small, little Enschede gets ready for all these holidays and festivities, and organizes unforgettable events.

The festival season starts with the Batavierenrace, a student run that starts in … and ends in Enschede, on Saturday night. After the run, all of the participants, together with a lot of other students from all over Europe, get together for the Batavierenfeest, the biggest student party of the Benelux that is located on our beautiful campus. Last year I worked during the day (I was flyering for a summer camp) so I could see the run, especially the finish line. This year though, the weather was awful, it was cold and raining (it even snowed for a little bit), so I decided to go only for the party. Me and Roy joined then Merve and Julia that were already on campus and we danced and sang all night long. I have to admit that it was painfully cold, and this negatively influenced the night, but it was definitely a lot of fun.

A couple of days after Bata, it’s Kingsday (Koningsdag) and Kingsnight (Koningsnacht), the holiday that colors the city of orange. Tuesday night (27 April) was thus Kingsnight and the perfect quartet (me, Roy, Merve and Julia) went to the city center of Enschede, where 5 different stages were waiting for us, with music of all kinds…opo, rock, Dutch music etc. Here the weather was much better than last year, since last year it was raining and this year was at least dry. But I gotta admit that I liked the music last year better. I have to say, though, that Koningsdag it’s one of my favorite holidays (a little bit like the 4^th of July, apparently I’m patriotic towards other countries).

The 5^th of May is national holiday, liberation day of the Netherlands, and in the University of Twente campus there is another festival. This time is during the day and it goes on until midnight. Me, Roy, Merve and Julia went to the campus at around 3, where a beautiful weather was waiting for us, with a warm nice sun. Towards 7 we went to the tends, where there was music of every different kind depending on the stage. Between songs we also had something to eat and then we went back home at around 11.

For now, the festivals are over (at least the free ones). I’ll keep you posted if something interesting happens in Enschede.

mercoledì, maggio 18, 2016

vocabolario dell'immigrato italiano in Australia

English version below -

Immaginate una vecchietta con poche energie che passa le giornate a fare la maglia. Ecco, dimenticatevela. Zia Maria è tutto tranne che con poche energie. E tutte quelle che ha le mette nelle cose che ama: nel cibo, nel prendersi cura della sua famiglia e nel parlare. E sull'ultima si potrebbe scrivere un libro.

Comincio col dire che, nonostante sia in Australia da più di 50 anni, non ha mai imparato l'inglese. Certo, sa qualche parola, ma per lo più fa un misto tra inglese e italiano (italiano tra virgolette, diciamo più dialetto). Il risultato è qualcosa di fantastico, che meriterebbe di essere Patrimonio dell'Umanità. E tra l'altro ho scoperto che lei e mio zio non sono gli unici, ma che gran parte degli immigrati di vecchia generazione parla così. All'inizio mi chiedevo se i vocaboli che non capivo fossero in inglese o in dialetto (come mia nonna è della provincia di Salerno, e io che lo capisco sono fortunata, altrimenti per uno che non lo conosce non è poi così semplice), poi ho realizzato che poteva essere l'uno o l'altro, o entrambi insieme. "Vieni azziasua che ti faccio nu sanguiccio". Ma che sarà mai un sanguiccio? L'ho scoperto solo quando me lo sono trovata nel piatto: un toast (dall'inglese sandwich). E così tantissimi termini della cucina: gli squiz (totani, da squids), le pinazze (noccioline, da peanuts), la meddonazza (ancora non ho capito se si intende un hamburger in generale o solo quello di McDonald's), gli apricozzi (albicocche, da apricots), i veggetabbili (le verdure), la checca (torta) e via così.

E parlando con una mia amica italiana che viveva con i parenti, mi ha detto che i suoi zii usavano le stesse parole dei miei! La marketta (mercato), "ho parcato la macchina", la iarda (l'orto, da yard), la grosseria (negozio di alimentari, da grocery), il kemista (farmacista, da chemist).
Credo che le nazionalità abbiano però il diritto d'autore di mia zia: la ciainis (cinese), la germanese (tedesca), la brasilera, eccetera.

Ma la migliore è stata quando la sorella di zio Carmine ha portato tre marmellate fatte da lei: mammellata di limone, mammellata di arage e mammellata di apricozzi. E zia Maria mi assicura: "azziasua queste mangiale che sono buone, sono fatte in casa, dazzimedda (non importa, da "doesn't matter") che c'è lo zucchero, non ne tengono di preservativi!". La amo.

Visualize a short old lady, with a little energy left, who spends her days sewing. Well, forget her. Zia (aunt) Maria is everything but with a little energy. And all the energy she has, she puts it in things she loves: in food, in taking care of her family and in talking.
And about the last one, I could write a book.

I begin with saying that, although she's been living in Australia for the past 50 years, she has never learnt English. Of course, she knows some words, but mostly she makes a mix of English and Italian (quote unquote Italian, let's say dialect). The outcome is something amazing, that would deserve to be World Heritage. And, furthermore, I found out that my aunt and my uncle are not the only ones, but that a lot of old generation immigrants talk like that. At the beginning I wondered if the words I didn't get were in English or in dialect (from the province of Salerno, where my father comes from, which is not the easiest language), then I realized it could be one or the other, or both together. "Sanguiccio" instead of toast (in Italian) by the English sandwich; squiz (from squids, which in Italian is "totani"), pinazze (from peanuts, in Italian "noccioline"), meddonazza (from McDonald's, it would be an hamburger), apricozzi (from apricots, in Italian "albicocche"), and so on.

And talking to my Italian friend living with her relatives, she told me that her uncles used the same words as mine! La marketta (market, in Italian "mercato"), parcare (to park, in Italian "parcheggiare"), la iarda (the backyard, "orto" in Italian), la grosseria (grocery shop, in Italian "negozio di alimentari"), il kemista (the chemist, in Italian "farmacista").
I think my auntie is the only one doing the same with nationalities: la ciainis (Chinese, in Italian "cinese"), la germanese (German, in Italian "tedesca"), la brasilera (Brazilian, in Italian "brasiliana").

I just love her.

mercoledì, maggio 11, 2016

How to find a job in Melbourne

English Version Below - Come ho detto nell’articolo precedente, sono venuta in Australia con l’idea di lavorare nell’hospitality, visto che è un settore in cui ho già lavorato in passato, mi piacerebbe lavorare in futuro e, come mi è stato detto, si trova lavoro facilmente.

Ho iniziato a cercare lavoro dopo una settimana. Quello che consiglio di fare è cercare sulle varie app e siti (i principali sono Gumtree, Seek, Indeed..) chi assume e poi presentarsi di persona con il curriculum e parlare direttamente con il manager. Ovviamente col fatto che di offerte di lavoro ce ne sono parecchie consiglio di partire con quelle vicine alla zona in cui si abita.
Un’altra ipotesi è quella di andare direttamente porta a porta, io ho ottenuto così il mio secondo lavoro!

Due precisazioni importanti: è vero che in Australia (per lo meno, a Melbourne) il lavoro si trova abbastanza facilmente, però è chiaro che per lavorare nell’hospitality, che di base prevede il contatto col pubblico, è necessario avere un buon livello di inglese. Non vi aspettate di saper dire 4 frasi e di trovare immediatamente lavoro come cameriere!
La seconda è una precisazione a livello più burocratico: per lavorare in Australia è necessario un documento, il TFN (Tax File Number), che si può richiedere online -ma solamente se ci si trova su suolo australiano- e che verrà poi spedito per posta al vostro domicilio. Quindi vi consiglio di fare subito richiesta appena arrivati in Australia, dato che i tempi di rilascio sono di una/due settimane. Stessa cosa vale per l’apertura del conto in banca, necessario per lavorare in regola, dato che lo stipendio verrà caricato direttamente dal datore di lavoro sul conto in banca. A proposito di questo, io consiglio due banche, la NAB e la Commonwealth, che permettono di aprire il conto senza spese e senza costi mensili, entrambe poi hanno le relative app comodissime per ogni tipo di operazione.
C’è poi un altro documento che teoricamente è necessario per servire alcolici, e quindi per lavorare come cameriere: l’RSA, un certificato che viene rilasciato dopo un corso di una giornata e che ha il costo di 40 dollari.

Come per ogni cosa, io posso valutare principalmente in base alla mia esperienza e alle esperienze delle persone che ho conosciuto. Prima di tutto, qualsiasi lavoro troviate, sarete voi che dovrete correre dietro ai vostri manager per avere i turni, è fastidioso, sì, ma se volete tenervi il lavoro vi conviene farlo. Poi, preparatevi a tutto, preparatevi a essere pagati meno del limite legale, a fare orari assurdi e a distruggere tutti gli stereotipi che avevate sul lavoro in Australia: non è tutto oro quel che luccica, e non è tutto un paradiso come tanti lo vendono. Ma certo, mediamente pagano bene (mediamente sui 17-20 dollari), e se vi sembra di aver trovato un buon lavoro ma non pagato benissimo, continuate a cercare: non vi costa niente e troverete facilmente qualcosa di meglio.

Se, insomma, avete in progetto di sfruttare tutta la durata del working holiday, non accontentatevi del primo lavoro che vi capita, cercare un lavoro che vi piaccia, in un ambiente in cui vi trovate bene e che vi permetta di guadagnare abbastanza.

As I said in the previous post, I came to Australia to work in hospitality, since it is a business I have worked in before, I would love to work in in the future and, as I have been told, you can easily find a job in.

I began to look for a job after one week. My advice is to look into the apps and websites (like Gumtree, Seek, Indeed..) who is hiring, and then show up in person with your cv and ask for the manager. Obviously, since there are lot of job ads, you should start with those close to where you live. Another option is to go door to door, you never know! I got my second job in this way.

Two important clarifications: it is true that in Australia (at least in Melbourne) it’s easy to get a job, but it’s clear that to work in hospitality, that in general implies the relation with people, it’s required a good English. Don’t expect to be able to say 4 sentences and immediately get a job as waiter!
The second is a clarification related to bureaucratic aspects: to work in Australia you need a document, the TFN (Tax File Number), which can be required online –but only if you are on Australian land- and which will be sent via mail to your address. So, I would recommend, once you arrive in Australia, to apply immediately, as it will take 1/2 weeks to get it.
The same thing can be said for the bank account, required to work on the books, since your salary will be put directly from your employer on your bank account. Talking about this, I would recommend two banks: Nab and Commonwealth, which allow to open an account without expense and without monthly costs, they also both have a super useful app, convenient for any kind of transaction.
There is also another document, in theory needed to serve alcohol, and as a consequence to work as waiter: the RSA, a certificate released after a one day course, which costs 40 dollars.

As for everything, I can judge mainly according to my experience, and to those of people I have met. First of all, no matter what job you would get, you will have to go after your manager to have a roster, I know, it’s frustrating, but if you want to keep the job you better do it. Then, be ready to everything: be ready to be paid less than the legal minimum, to work crazy hours and to destroy all the stereotypes you had about working in Australia: not all that glitters is gold, and not everything is heaven, as lot of people sell it. But yeah, on average they pay well (on average 17/20 dollars), and if you think you’ve found a good job, but not too well-paid, keep on looking: it never hurts, and you will easily find something better.

So…if you are thinking of taking advantage of all the length of your working holiday , don’t be happy with the first job you get, look for a job you like, in a good working environment and which allows you to get enough money.

mercoledì, maggio 04, 2016

Australia, here I am (reflection)

English Version Below - Sono venuta in Australia con l’idea di lavorare in uno dei settori che preferisco: l’Hospitality. Hospitality, per noi “alberghiero”, comprende ristoranti, bar, alberghi, e tutti i lavori ad essi legati.

Quando, un anno e mezzo fa, ho iniziato a lavorare come cameriera, l’ho fatto solo perché non volevo cercare nessun lavoro “serio” mentre aspettavo il mio visto per gli USA. Si è presentata l’occasione di un ristorante di conoscenti che apriva e sono stata praticamente obbligata da mia madre ad andarci, dato che ero a casa a non fare niente.

Però poi mi piaceva, andavo a lavorare e non mi pesava, anzi, mi divertivo, e ho fatto passare mesi senza cercare qualcosa che fosse legato al mio campo di studi.

E poi un giorno mi sono svegliata, ho preso in mano la mia vita e ho iniziato a mandare curriculum. E mi si sono presentate diverse possibilità, e ho solo dovuto scegliere. Ho scelto innanzitutto di partire per la Thailandia per uno stage in eventi, che è sempre stata una delle mie passioni. Ho avuto più difficoltà a decidere se partire da lì a due settimane per un altro stage. I miei genitori preferivano che restassi a casa per quei tre mesi prima di andare in Thailandia, ma io di stare a casa non ne potevo più, avevo bisogno di partire per una nuova avventura, di ricominciare a vivere. Perché mi sentivo bloccata in un periodo morto mentre l’orologio andava avanti.

E così sono andata a Lisbona, ed è stata una delle scelte migliori che io abbia mai fatto. Prima di tutto perché mi ha permesso di vivere un’esperienza fantastica in una città che mi resterà per sempre nel cuore, ma anche perché mi ha permesso di realizzare che quella che fino a quel momento vedevo come una possibile carriera, in realtà non mi interessa per niente. E mi è bastato un giorno per capirlo. E dopo una settimana ne ero sempre più convinta. Perché passare ogni giorno della mia vita dietro un computer semplicemente non fa per me. Per quanto mi possano piacere i social media, per quanto mi piaccia il marketing, ho bisogno di qualcosa di più attivo, ho bisogno di movimento, ho bisogno di novità, di creatività, ho bisogno di non annoiarmi, e soprattutto, ho bisogno della gente.

E questo mi ha riportato a pensare: quali sono le priorità nella vita? Fino ad ora, nel mio percorso di studi, ho sempre pensato in prospettiva ad un bel lavoro, che, soprattutto, mi permetta di guadagnare bene. Ma le esperienze ti cambiano, e ti fanno cambiare idea. E io adesso so che quello che voglio dalla vita è un lavoro che amo, perché l’unico modo che abbiamo per essere felici è amare quello che facciamo tutti i giorni.

Quindi eccomi qua, dopo 10 mesi, 3 continenti e 4 lavori, a cercare ancora di capire cosa voglio e cosa non voglio fare della mia vita, e come riuscire a ottenerlo.

Festival season in Enschede

vocabolario dell'immigrato italiano in Australia

How to find a job in Melbourne

Australia, here I am (reflection)

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